"Volevamo che (il titolo) raccogliesse due situazioni: da un lato la fragilità, i mostri, i demoni della nostra vita e dall'altra, invece, il MUOS, che non è altro che un sistema di telecomunicazioni satellitare, Mobile User Objective System, della Marina Militare degli Stati Uniti", spiega la regista Francesca Scalisi ai microfoni di SBS Italian.
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Questa imponente infrastruttura sorge nel cuore di una riserva naturale a Niscemi, in Sicilia, circondata da oltre quaranta antenne che trasmettono segnali militari in tutto il mondo. Questo è un progetto controverso: è stato al centro di battaglie legali e proteste popolari, e ha sollevato timori riguardo all’impatto ambientale e sulla salute, delle radiazioni emesse.
"Non sono mai state fatte delle indagini epidemiologiche nella zona. Ma c’è da dire che alcuni scienziati a Niscemi hanno rivelato e registrato dei livelli di sicurezza più alti rispetto a quelli dettati dalla normativa italiana", racconta Francesca Scalisi.
La regista italiana Francesca Scalisi Credit: Courtesy of Francesca Scalisi
"Quando sono arrivata in Sicilia ho scoperto che tutte le lotte che erano state fatte per evitare la costruzione del MUOS erano totalmente morte. Ma mi sono detta: 'Vabbè, comunque io voglio raccontare qualcosa qui, cerchiamo delle persone'", racconta Francesca.
"Ho conosciuto subito Salvatore e la sua famiglia, che è la famiglia che vive più vicina alla base".
La famiglia, abituata a convivere con manifestanti e giornalisti, ha accolto la troupe con naturalezza, ma ci è voluto tempo per costruire un rapporto di fiducia.
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La macchina da presa segue Valentina nelle sue attività quotidiane: il lavoro all’uncinetto, la musica nelle cuffie, il bisogno di protezione e fuga.
La fotografia e il formato quattro terzi rafforzano il senso di claustrofobia, mentre la colonna sonora, costruita con registrazioni ambientali e suoni distorti, evoca la presenza invisibile e pervasiva delle onde elettromagnetiche.
Valentina and the MUOSters Credit: Courtesy of Francesca Scalisi
La storia personale di Valentina si trasforma in una metafora della condizione di chi vive in territori occupati da presenze ingombranti, siano esse militari o familiari.
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Il film verrà proiettato i prossimi 8 e 16 febbraio all'interno dell', con il supporto dell'.