Mosca, "la caduta di al-Assad è un colpo durissimo"

Russia Syria Global Reaction

La bandiera degli oppositori siriani, adesso al potere, sventola all'ambasciata siriana a Mosca. Source: AP / Alexander Zemlianichenko/AP/AAP Image

La fuga dell'ex leader a Mosca, il Cremlino che corre ai ripari, il pasticciaccio elettorale rumeno, il conflitto russo-ucraino. Il punto di Giuseppe D'Amato.


"Bashar al-Assad è caduto. Viva il governo siriano". Sembra essere questa la strategia di Mosca, che a causa degli eventi siriani ha visto svanire la sua presenza sul Mediterraneo, garantita fino a pochi giorni fa dall'ex leader siriano, che consentiva al Cremlino di usufruire del porto di Tartus, il secondo più grande del Paese, commenta il giornalista Giuseppe D'Amato.

Ma con la caduta di al-Assad - che è fuggito proprio a Mosca - per Putin è tutto da rifare, spiega D'Amato. "All'ambasciata siriana a Mosca sventola già la bandiera dei ribelli, ma dubito che i nuovi depositari del potere in Siria dimentichino facilmente da che parte stava Putin fino a una settimana fa".

Clicca sul tasto "play" in alto per ascoltare l'analisi di Giuseppe D'Amato

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D'Amato ha anche analizzato la decisione della Corte Costituzionale rumena, che ha annullato il risultato del primo turno delle presidenziali tenutesi il 24 novembre a causa di sospette irregolarità nella campagna elettorale di Calin Georgescu.

Il 62enne candidato sovranista e anti-Nato che a sorpresa aveva sbaragliato la concorrenza rappresentata dalla favorita della vigilia, l'europeista Elena Lasconi. Niente ballottaggio, dunque, e tutto da rifare.

"Ogni volta che succede qualcosa non in linea con i desideri dell'Occidente, si fa sempre il nome della Russia", sostiene D'Amato, che prosegue: "questi Paesi sono spesso visti come periferici ma sono fondamentali, anche se a mio avviso l'influenza del Cremlino nelle elezioni rumene è stato ingigantito".
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Giuseppe D'Amato
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